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Gerhart Hauptmann premio Nobel per la letteratura nel 1912 Gerhart Hauptmann premio Nobel per la letteratura nel 1912
L’omaggio al Ticino di un grande scrittore. A cura di Dalmazio Ambrosioni. “L’eretico di Soana” il romanzo breve considerato un punto culminante tra i... Gerhart Hauptmann premio Nobel per la letteratura nel 1912

L’omaggio al Ticino di un grande scrittore.

A cura di Dalmazio Ambrosioni.

“L’eretico di Soana” il romanzo breve considerato un punto culminante tra i suoi lavori in prosa, è ambientato a Rovio, dove il grande scrittore soggiornò a più riprese nella prima metà del Novecento.

Per arrivare in cima al monte Generoso il viaggiatore può partire da Mendrisio o prendere a Capolago la ferrovia a dentiera o incamminarsi – ed è la via più faticosa – da Bissone per Soana. Tutta la zona appartiene al Ticino, un cantone svizzero con popolazione italiana”. Inequivocabile il tragitto descritto nell’incipit de “L’eretico di Soana”, se non fosse appunto per quel Soana che in effetti non risulta. Infatti sta per Rovio, il villaggio dove l’autore, Gerhart Hauptmann, soggiornò a più riprese nei primi decenni del Novecento. Infatti di Rovio c’è tutto, la chiesa, le antiche chiesette sulle colline, la cascata, il sentiero verso il Generoso, le stagioni, le atmosfere descritte con cura e con affettuosaSchermata 2015-01-28 alle 19.17.31partecipazione. Tanto che al Park-Hotel di Rovio uno degli alberghi di più lunga tradizione della regione, fondato nel 1904 (allora si chiamava”Kurhaus Monte Generoso”) la famiglia Sabino conserva ancora, oltre che il ritratto con dedica, anche la scrivania su cui scriveva nella stanza che ha tenuto prenotata per molto tempo. Sono poche memorie di un passaggio, anzi di tanti passaggi e soggiorni iniziati nel 1897 e di cui si è perso il ricordo anche ai piedi del Generoso. Anche se Gerhart Hauptmann (1862 – 1946) non è personaggio di poco conto, anzi nella prima metà del Novecento era molto conosciuto nel mondo delle lettere e del teatro, e in Germania addirittura era considerato una gloria nazionale sino ad essere paragonato a Goethe di cui coltivava abilmente anche una certa rassomiglianza, vestendosi un po’ come lui. E quando nel 1932, in occasione del centenario goethiano, Hauptmann fu invitato negli Stati Uniti per commemorare il massimo poeta tedesco: riscosse un’autentica apoteosi. Autorità, alte personalità politiche, famosi scrittori gli si strinsero intorno e lo onorarono in tutti i modi. Ed anche in Germania fu festeggiato con accoglienze trionfali, onorificenze, rappresentazioni dei suoi drammi, banchetti e ricevimenti proprio come l’erede di Goethe. Per tre volte gli fu assegnato l’importante Premio Grillparzer (1896, 1899, 1905) oltre al premio Goethe, al Blauser Max, l’ordine germanico Pour le Mérite, la più alta onorificenza prussiana; e poi la medaglia Goethe, l’aquila dello stemma del Reich, l’anello d’onore della città di Vienna ecc. ecc. Premi e lauree honoris causa piovvero letteralmente sul famoso drammaturgo. E quando la Germania si arrese agli Alleati e i russi occuparono Agnetendorf, nella Bassa Slesia, dove abitava, rispettarono la sua villa ricordando che un giorno Anatolij Lunaciarskij, rivoluzionario, politico e scrittore, aveva detto: “Data la sua diffusione tra noi, Hauptmann è quasi un poeta russo”. E come tale era stato accolto da Stanislavskij nel realistico Teatro degli artisti, alla pari con Cechov e Gorkij.
La fama naturalmente era balzata alle stelle nel 1912, quando gli era stato assegnato il Premio Nobel per la letteratura. “Primarily in recognition of his fruitful, varied and outstanding production in the realm of dramatic art”, questa la motivazione. Già famoso in Germania, lo divenne praticamente in tutto il mondo. Nel 1922 per i suoi sessant’anni il poeta, scrittore e drammaturgo fu molto festeggiato. “La sua voce – scrisse Heinrich Mann – è all’estero la voce della Nazione. Accanto al capo politico dello Stato egli è il presidente del cuore della Germania!

Forse anche per ripararsi da cotanta fama, amava la Svizzera Italiana e si fermava volentieri dapprima nel Mendrisiotto, soprattutto a Rovio, poi a Ronco sopra Ascona. Ci veniva spesso liberandosi dai numerosi impegni, concedendosi soggiorni ed escursioni in un paesaggio straordinario favorito da eccellenti condizioni climatiche. Tanto che a volte, per gustare ancora un po’ le atmosfere del Ticino, ritardava il viaggio verso Rapallo e Portofino. È da mozzafiato la descrizione di quest’angolo di Ticino come si legge nel suo romanzo “ticinese”. “Ai suoi piedi si apriva la bella regione di Lugano in mezzo al mondo alpino dell’Italia settentrionale, sorgeva il santuario di Sant’Agata, sopra al quale volteggiavano ancora le brune cacciatrici di pesci, si levavano il monte San Giorgio e la cima del San Salvatore, e infine si stendeva in una profondità abissale, incastonato nelle valli del rilievo montano come una lastra di vetro allungata, quel ramo del lago di Lugano che è detto di Capolago, e vi veleggiava la barca di un pescatore, simile a una tignola su uno specchio a mano. Sullo sfondo lontano le candide cime delle grandi Alpi…”.
[captionpix imgsrc=”http://www.fourticino.ch/wp-content/uploads/2015/01/Schermata-2015-01-28-alle-19.17.43.png” captiontext=”Lettera autografa di Gerhart Hauptmann inviata ad Amedeo Goria, molto amico dello scrittore
e nonno dell’editore, Nicoletta Goria”]

I soggiorni ticinesi si fecero frequenti dopo il conferimento del Premio Nobel. Erano gli anni di Rovio, dove ambientò “L’eretico di Soana”, uno dei suoi più celebri romanzi brevi; gli anni di Lugano dove conobbe Hermann Hesse come in precedenza aveva frequentato Antonio Fogazzaro, e poi Ronco sopra Ascona, il villaggio del pittore Antonio Ciseri e di tanti ospiti illustri. A Ronco fino agli anni ’70 rimase anche l’archivio dello scrittore, curato dal figlio Benvenuto, che vi risiedeva e che poi con tutte le carte si trasferì a Berlino. Ma qualcosa a sud delle Alpi è rimasto di Hauptmann, qualche traccia, qualche lettera, qualche labile ricordo e soprattutto il desiderio di recuperare anche attraverso la fama di questo grande personaggio, un’irripetibile stagione dell’attrattività di questa nostra regione verso artisti e scrittori, pittori, personaggi del cinema, politici. Al punto che vien da chiedersi se queste frequentazioni non facciano parte a pieno titolo della storia e persino dell’identità della Svizzera Italiana: Gerhart Hauptmann come Hermann Hesse, che infatti a Montagnola ha il suo bel Museo, come Erich Maria Remarque, a sua volta svogliatamente ricordato anche se ha vissuto per trent’anni in Ticino, a Ronco sopra Ascona dove è sepolto e dove gli è sopravvissuta Paulette Goddard, l’attrice prediletta di Charlie Chaplin.

“L’eretico di Soana” (“Der Ketzer von Soana) “segna un punto culminante tra suoi lavori in prosa” come scrive il critico letterario Ervino Pocar, che ne ha studiato l’opera. Racconta di un prete, Francesco Vela, nipote del grande scultore di Ligornetto, che va a convertire una coppia di pastori, fratello e sorella, su un’alpe del Generos
o. Dal loro incestuoso legame hanno avuto una figlia, bellissima, che gli abitanti del borgo odiano e perseguitano come figlia del demonio. Invece di convertire loro, il giovane sacerdote a contatto con la natura, col mondo luminoso in cui regnano Pan ed Eros, è preso d’amore per la giovane e instaura con lei una sorta di culto pagano. Stretto nei vincoli del suo ardore religioso non cede ai sensi se non dopo una lunga e aspra battaglia interiore e dopo sinceri quanto inutili tentativi di non lasciare la via che gli è stata segnata. “Queste lotte psicologiche, il grande conflitto tra Cristo e Dioniso che si disputano il dominio, l’angoscia dell’anima che si dibatte sull’orlo d un abisso, la lenta e graduale metamorfosi della mentalità cristianamente sottomessa fino alla trionfale vittoria dell’Eros pagano sono presentate senza prolisse lungaggini, con particolari incalzanti, drammatici, così potenti come raramente si ritrovano nei drammi veri e propri”. Ed è entusiasmante ritrovare nello scenario di questo dramma tutto un reticolo di accenni precisi ed affettuosi a Rovio, al Generoso, a Lugano e al Ticino, ancora una volta protagonisti di una grande opera di un grande scrittore come Gerhart Hauptmann che ha amato e ammirato queste terre che a tutt’oggi a fatica lo ricordano ancora.

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