


A cura di Jean Louis Grimage, scrittore.
Sesso e spionaggio dalla Bibbia ad oggi
Desinformatzyia, kompromat, ovvero realizzazione di materiali compromettenti per ricattare o condizionare personaggi pubblici: tutte strategie attribuite prevalentemente, a torto o ragione, agli apparati russi di ieri e di oggi. Ma una delle armi più usate nella storia millenaria dell’intelligence e dello spionaggio è il sesso. Il cosiddetto “sexpionage”, più istituzionalizzato per alcuni Servizi, occasionale o negato per altri, è lo strumento che detiene un livello di efficacia ragguardevole in ogni tempo e in ogni Paese.
La tecnica della “trappola al miele” ha molte varianti, ma alcuni elementi sono consolidati. Il primo incontro è occasionale, la lastochnik, rondine, o il corvo, sono attraenti e amichevoli. Mettono a loro agio il bersaglio da conquistare che hanno studiato attentamente e su cui magari il Servizio già possiede un ricco dossier. Si cede alla tentazione e si finisce a letto insieme. Poi, innocue domande sulla propria attività, piccole richieste di favori seguite da altre sempre più impegnative. Certo, nella vittima nascono sospetti ma a quel punto entrano in gioco amore, attrazione sessuale scambiata per amore o ricatto nudo e crudo con tutte le drammatiche conseguenze del caso, a livello personale, professionale o politico.
Si tratta del copione di tanti libri e film di spionaggio e le seduttrici di Stato sono divenute quasi un archetipo creato dalla penna di Ian Fleming, dalla Vesper Lynd (Eva Green) di “Casino Royal” alla Tatiana Romanova (Daniela Bianchi) di “From Russia with Love”, ma spesso la realtà è perfino più complessa, intrigante ed affascinante della fiction, e non riguarda soltanto il nemico per antonomasia dei tempi della guerra fredda, il KGB, ora SVR, con i suoi intrighi celati fra le mura della Lubjanka o del Cremlino.
Nel 2010 un collaboratore di alto rango al seguito del Primo Ministro britannico Gordon Brown, durante una missione ufficiale, fu avvicinato in una discoteca di Shanghai da una bellissima ragazza cinese che lui “accompagnò” nella camera dell’hotel. Al mattino si accorse però che il suo BlackBerry, con molte informazioni sensibili, era sparito. Westminster e il Dipartimento di Stato USA emisero allora una direttiva per cui chi si recava in missione ufficiale in Cina non doveva recare con sé apparecchiature elettroniche. Nel 2006 l’addetto militare dell’ambasciata britannica ad Islamabad fu prontamente richiamato in patria dopo la scoperta di una sua relazione con una donna pakistana che si rivelò essere un’agente dei Servizi locali.
Ma il connubio fra sesso e spionaggio va ben più indietro nel tempo. Come non ricordare Giuditta che dapprima seduce Oloferne e poi lo assassina, o Dalila che con malizia tutta femminile induce Sansone a rivelarle il segreto della sua forza, che stava nei capelli? Guerre di allora e di oggi, combattute anche attraverso l’inganno come del resto recita il motto dell’Istituto per l’intelligence e i servizi speciali” di Tel Aviv, più noto come Mossad. È stato proprio il Mossad ad architettare una trappola da manuale, condotta da Cheryl Ben Tov, nota come “Cindy”, contro il tecnico nucleare israeliano Mordechai Vanunu che, dopo aver lavorato per anni negli impianti del Negev, aveva abbbracciato la causa anti-sionista ed intendeva rivelare alla stampa dettagli sull’arsenale nucleare di Gerusalemme. Vanunu, a Londra, approcciò varie testate e di ciò venne informato il Mossad che decise di arrestarlo al di fuori del suolo britannico. “Cindy” fu incaricata dell’operazione: approcciò lo scienziato in Leicester Square, divennero amanti e dopo una settimana la ragazza lo persuase a fare una bella vacanza a Roma. Qui fu preso, drogato da un team del Mossad e imbarcato su una nave da carico in Israele, dove fu condannato a diciotto anni di carcere.
La questione etica e religiosa del sesso legato alle attività di intelligence e di difesa, risollevata dalla missione contro il terrorista Mahmoud al-Mabhouh a Dubai, mediante l’uso della “trappola al miele”, ha generato dibattiti in Israele cui ha posto fine la pronuncia del Rabbi Ari Schvat, secondo cui il sesso “illecito” è kosher, dunque permesso, perfino per un’agente sposata se è in gioco la sicurezza di Israele. Del resto, ha osservato Rabbi, la Regina Esther, che era ebrea, dormì con il re persiano Serse per salvare il suo popolo. E alla missione al-Mabhouh è dedicato il film Kidon (baionetta, in Ebraico, ed unità operativa del Mossad), con la splendida Bar Refaeli fra i protagonisti.
Sono state tuttavia KGB e Stasi, da Mosca e da Berlino Est, a fare delle “honeytrap” una tecnica raffinata. Tra i casi più noti vi è quello del marine Clayton Lonetree, di servizio alla legazione moscovita, che, negli anni ’80, venne sedotto da una “rondine” che da tempo lavorava all’ambasciata quale traduttrice. Si scoprì successivamente che la fanciulla aveva accesso a locali riservati che visitava indisturbata anche di notte. Alla fine Lonetree fu accusato di spionaggio e si beccò trent’anni di prigione, poi ridotti a quindici in ragione, secondo le motivazioni della sentenza, della sua immaturità e della solitudine in cui viveva durante il servizio a Mosca.
Un target tradizionalmente nel mirino dei Servizi dell’ex blocco sovietico è sempre stato quello degli omosessuali. Non è un caso che molti transfughi verso l’URSS nel dopoguerra, provenienti soprattutto dal mondo scientifico ed accademico britannico, fossero proprio omosessuali accanto a quelli che passarono “al freddo” per denaro o ideologia. L’arma del ricatto era efficace nei loro confronti visto il clima socio-culturale ai tempi della Guerra Fredda. John Vassall, funzionario britannico gay fu nominato addetto navale a Mosca a metà degli anni ’50. Dopo un anno, agenti del KGB lo trovarono completamente ubriaco ad un party e lo fotografarono mentre faceva sesso di gruppo con vari uomini Nei dieci anni successivi Vassall passò ai sovietici migliaia di documenti riservati.
Gli obiettivi femminili sono stati una specialità della Stasi tedesco-orientale, perfezionata dal suo mitico capo Markus “Mischa” Wolf tanto che le sue tecniche fecero scuola anche a Mosca, leader a sua volta nella ”scuola delle Rondini”. Gli agenti “Romeo”, o “corvi”, erano sottoposti ad una complessa formazione, anche comportamentale, volta ad acuire galanteria e buon comportamento, prima di essere utilizzati per sedurre le segretarie di politici, diplomatici, funzionari di alto livello. Donne sole dalla vita sentimentale piatta, soprattutto nella Germania Occidentale e nelle strutture della NATO. Wolf ha scritto nelle sue memorie che “quando il progetto ebbe inizio, non aveva idea di quale mole di informazioni avrebbe portato”. Alla fine si scoprì che almeno cinquanta donne in posizioni chiave avevano passato documenti segreti ai loro “corvi”. Alcune si innamorarono perdutamente e non credettero mai di essere state sfruttate.
Esiste un’interessante descrizione del training dei “corvi” nell’autobiografia “Romeo Spy” di John Alexander Symonds (divenuto in codice Skot). Funzionario di Scotland Yard, coinvolto in un oscuro giro di corruzione, venne reclutato dal KGB e, dopo varie vicissitudini, fu oggetto per tre mesi di una formazione da parte di un team di “professioniste” moscovite. Insegnamenti dettagliati sull’arte amatoria, soprattutto rivolta ai preliminari, a tutte quelle mosse in grado di aumentare il piacere femminile, dai massaggi al sesso orale al giusto calcolo dei tempi per sincronizzare gli orgasmi, fino alle tecniche per spogliare una donna, giocare con le sue mutandine, aumentandone l’eccitazione e legarla a sé. Superati gli “ardui” esami, Symond venne inviato in diversi Paesi con l’incarico, fra il 1972 ed il 1980, di sedurre donne impiegate presso le ambasciate occidentali.
La “scuola delle rondini” prevedeva (ma usare il passato è forse improprio) programmi complessi che includevano l’apprendimento delle lingue, gli usi e costumi del Paese cui la ragazza era assegnata, etichetta, galateo, cultura generale, oltre a temi più specifici come tecniche di spionaggio e di comunicazione, sicurezza, controsorveglianza. Ma il fulcro era costituito dalle tecniche di seduzione vere e proprie: scelta dell’abbigliamento, incluso ovviamente quello intimo, training psicologico atto a vincere la timidezza. La formazione includeva sessione pratiche, con rapporti eterosessuali ed omosessuali ed orge lesbiche. Il tutto veniva filmato e poi discusso a livello di gruppo fin nei minimi dettagli con le (o gli) “specialiste” del KGB. La fase successiva era quella di studiare i target potenziali e le loro preferenze organizzando poi incontri “casuali” destinati ad uno sviluppo futuro. Ovviamente, a differenza di altri agenti, più o meno accreditati presso la rezidentura di un’ambasciata con ruoli di copertura, esse agivano quali “illegali” o “dormienti”, in attesa di entrare in azione su ordine dei loro controllori.
Alcune “rondini” sono passate alla storia dello spionaggio. Elizabeth Beltley, americana ma a servizio dei Sovietici, sedusse almeno 80 ufficiali dell’intelligence USA negli anni ‘40 e le sue “pillow talk”, informazioni ottenute a letto, furono preziose per Mosca, come quelle raccolte da Lizi Friedman, austriaca. Una star per avvenenza fisica e capacità operativa è stata Larissa Dubanova, ballerina del Bolshoi e poliglotta, così come Ursula Kucynski, che, insieme al marito inglese, anch’egli spia russa, operò in Svizzera negli anni ’40 e ’50, caduta poi in disgrazia a Mosca in quanto incappò in una relazione extraconiugale con un’altra spia russa, contraddicendo la dottrina della Lubjanka secondo cui il sesso clandestino era consentito solo con il “nemico”.
Altre interessanti storie riguardano, nel periodo bellico, le operazioni di avvenenti spie del Terzo Reich e non meno interessanti ed avventurose “missioni”, anche tra le lenzuola, compiute dai servizi di informazione italiani, soprattutto dalla Regia Marina.
Sul fronte opposto spicca la figura di Amy Elizabeth Thorpe, nome in codice Cynthia, americana ma agente del Secret Service britannico che, fra l’altro, avrebbe ottenuto codici segreti dalla relazione con l’Ammiraglio Alberto Lais, addetto navale dell’Ambasciata italiana a Washington.
I successi delle “rondini” sono stati enormi, a livello politico, scientifico, economico, ma non tutte le missioni erotiche elaborate alla Lubjanka hanno avuto successo. Un flop clamoroso è stato il tentativo di incastrare il Presidente indonesiano Ahmen Sukarno durante una visita di Stato a Mosca. Il KGB gli inviò in hotel un gruppo di bellissime ragazze e venne organizzata un’orgia sfrenata, ovviamente filmata con due candid camere fissate dietro gli specchi, cosa normale in ogni suite di lusso moscovita. Quando un alto ufficiale invitò Sukarno in una saletta e gli mostrò il filmato con l’intenzione di ricattarlo, il Presidente indonesiano lo percepì come un regalo del Cremlino e ne chiese parecchie copie da far circolare orgogliosamente nel suo Paese.
In altri casi le conseguenze politiche sono state ben diverse. Basti ricordare l’affaire Mata Hari, al secolo Margaretha Geertruida Zelle, la “danzatrice nuda” e seduttrice per antonomasia, agente doppio che operava sia per i francesi sia per i tedeschi durante la Prima Guerra Mondiale, fucilata nel 1917 da un plotone di esecuzione francese.
Più vicino a noi, il caso emblematico che ha fatto scorrere fiumi d’inchiostro ispirando film e pièce teatrali, è stato quello che, nel 1963, coinvolse il Segretario di Stato per la Guerra (oggi Ministro della Difesa) di Sua Maestà Britannica, Sir John Dennis Profumo, esponente di spicco dei Tory. Sposato, si invaghì della modella ed attricetta Christine Keeler, conosciuta nel circolo del celebre osteopata londinese Stephen Ward, frequentatore di ricchi e potenti. Ma la bella Christine era anche l’amante di Eugene Ivanov, addetto navale dell’Ambasciata Sovietica a Londra. Il rapporto triangolare, attraverso il “pillow talking” fornì a Mosca molti segreti militari. Profumo negò il suo ruolo fino all’estremo davanti al Parlamento ma, quando il coinvolgimento divenne evidente, finì sotto processo e venne condannato insieme alla Keeler e, cosa più grave, lo scandalo portò alle dimissioni del Governo McMillan aprendo la strada all’ascesa del Partito Laburista.
Sull’altra sponda dell’Atlantico la spia della Stasi Ellen Rometsch, escort di alto livello, attirò l’attenzione niente meno che del Presidente John. F. Kennedy che tuttavia, impegnato in altre “relazioni”, incaricò il fratello Robert, allora Ministro della Giustizia, di rispedirla in Europa comprando il suo silenzio e convincendo il Direttore dell’FBI J. Edgar Hoover a bloccare ogni inchiesta al riguardo.
Ma esempi di “sexpionage” non mancano altrove: nell’Irlanda del Nord l’IRA usava belle ragazze per distrarre l’attenzione di soldati e poliziotti britannici durante le sue operazioni e il “nemico” aprì a sua volta dei bordelli allo scopo di ricattare gli esponenti dei movimenti indipendentisti e carpire loro dati di intelligence.
La fine della Guerra Fredda, ammesso che sia mai finita, non ha certo interrotto le pratiche di “sexpionage” e la Russia di Vladimir Putin, ex alto ufficiale del KGB, è ancora protagonista. Il 27 giugno 2010, la bella Anna Chapman, nata Anna Vasil’evna Kuščenko, venne arrestata a New York dall’FBI insieme ad altri nove agenti con l’accusa di essere una spia “dormiente” al servizio di Mosca usufruendo successivamente di un programma di scambio di prigionieri. Se Mosca si attiva, Pechino e Pyongyang non sono da meno, seguendo gli insegnamenti dell’”Arte della Guerra” di Sun Tzu, del “raccogliere mille granelli di sabbia” ovvero frammenti di informazioni da un numero rilevante di spie inviate in territorio nemico. Anch’essi non esitano ad usare il sesso per i loro obiettivi. Lo indica il caso di Katrina Leung, esperta spia risultata seduttrice di agenti dell’FBI, esempio per molte giovani e belle fanciulle dagli occhi a mandorla che frequentano università e centri di ricerca a caccia di segreti scientifici e tecnologici, usando armi più sottili e di certo più piacevoli rispetto a quelle fornite dai programmi di attacco informatico.
Va da sé che il connubio sesso-spionaggio è un fertile terreno di coltura per il complottismo, sempre alla ricerca di teorie plausibili, meglio ancora se con qualche ingrediente piccante. Perfino la First Lady Melania Trump ne è stata coinvolta: Melanija Knavs, slovena, poliglotta, che potrebbe aver incontrato il tenente colonello Vladimir Putin a Dresda quando era ufficiale di collegamento fra il KGB e la Stasi. Una ragazza molto bella, con un alone misterioso durante i suoi primi anni negli Stati Uniti. Potrebbe essere una “dormiente” del FSB in grado di manipolare The Donald che peraltro avrebbe un dossier aperto alla Lubijanka per le orge organizzate al Ritz Carlton sulla Tverskaia durante un viaggio a Mosca? Nulla più che complottismo e supposizioni, ovviamente.
Quanto invece ai casi di kompromat, essi hanno coinvolto anche esponenti di spicco dell’establishment moscovita, quali lo stesso Procuratore Generale Yuri Skuratov, ripreso in un video a fare sesso con due donne. Skuratov accusò Putin, allora a capo dell’FSB, di avergli teso una trappola per bloccare le indagini sulla corruzione nel sistema.
Oggi, al tempo di internet, degli attacchi informatici, di photoshop, dei satelliti, della tecnologia avanzata e dei blog, le vie dell’intelligence e dello spionaggio percorrono strade nuove ma seduzione interpersonale e sesso rimangono una fonte primaria di informazioni cui, ammettendolo o meno, gran parte dei Paesi ricorre e che continua ad attirare l’attenzione dell’opinione pubblica e dei media, vecchi o nuovi che siano.
Photo: Christine Keeler, 1963 (copyright Victoria and Albert Museum, London/Lewis Morley).
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