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Ribellarsi con stile A cura di Cosimo Calogiuri. All’alba dell’era...

Ribellarsi con stile

A cura di Cosimo Calogiuri.

[captionpix imgsrc=”http://www.fourticino.ch/wp-content/uploads/2015/01/Schermata-2015-02-19-alle-18.53.45.png” captiontext=”La prima uscita discografica per la 2Tone Records dei Selecter” width=”301″ height=”293″]

All’alba dell’era Thatcher, in piena esplosione punk, in un’Inghilterra sull’orlo della depressione economica, l’arrivo dello SKA ha rappresentato per molti giovani bianchi e neri la scoperta di una gioiosa colonna sonora della propria identità, con il mito del “ragazzo di strada”, il rude boy, il giovane ribelle, qualcosa di assolutamente innovativo, fresco, frizzante, un preciso cambiamento nell’etica e nell’estetica del momento, musica per ballare e divertirsi, con testi per pensare, spesso acuti e senza mezzi termini, duri e fortemente politicizzati. Insomma come i mods di fine anni cinquanta (e di sempre) i fans dello SKA si ribellavano divertendosi. La meravigliosa novità del movimento SKA era che finalmente nessuno discuteva le differenze culturali e razziali dei suoi membri, le si accettava come un dato di fatto.

Lo SKA segnò la vera ascesa della musica popolare giamaicana, trovando la maggior popolarità durante la prima metà degli anni sessanta, proprio nel periodo in cui la Giamaica aveva ottenuto l’indipendenza dalla Gran Bretagna. Le caratteristiche di questo genere musicale risultano una mescolanza tra strumentazioni elettriche e fiati solitamente usati nella musica jazz, ovvero la tromba, il sassofono, il trombone; fu il precursore di altri importanti generi come il rock steady ed il reggae, e come questi caratterizzato da un ritmo con accenti sul levare della battuta musicale. Furono i giovani emigrati giamaicani a far esplodere il movimento musicale nell’Inghilterra di fine anni 70, coinvolgendo e mescolandosi ai bianchi nativi, dando vita ad una miriade di band, alcune finite nel dimenticatoio, ma altre ancora vive e vegete, oggetto di culto per più di una generazione. Come non parlare dei Madness, uno dei rarissimi gruppi interamente bianchi, capitanati dal mitico “Suggs” che con “One Step Beyond” ed “Absolutely”, ambedue incisi nel 1979, scalano le classifiche di mezzo mondo, dando vita ad una carriera che dura ancora oggi, ed è ben saldo nel mio cuore il ricordo del concerto al Palalido di Milano nell’ottobre del 1980 con 8000 fans impazziti. Vi segnalo anche i Selecter, capeggiati dalla fantastica voce di Pauline Black, protagonisti di una tournée che ha toccato anche la vicina Italia questa estate; anch’essi protagonisti di un furioso concerto sempre al Palalido di Milano, sempre nel 1980 per la presentazione del loro primo album “Too Much Pressure”. Ma ora è arrivato il fatidico momento di parlarvi degli Specials, ovvero la miglior band Ska di ogni epoca, e qui si apre una storia pazzesca, un gruppo che ha influenzato almeno due generazioni. Gli Specials meritano un discorso a parte.

La sera in cui Margaret Thatcher fu eletta primo ministro, il 4 maggio del 1979, gli Specials suonano al Moonlight club di West Hampstead a Londra, diventando la colonna sonora di tutto ciò che i ragazzi odiavano del nuovo governo. Tra la data della vittoria della Thatcher fino allo scioglimento della band nel 1981, la disoccupazione salì a tre milioni e oltre: i giovani se la vedevano già brutta, ma adesso si sentivano davvero scartati e lasciati a marcire col sussidio di disoccupazione. Ci sono canzoni che sanno immortalare l’umore di un popolo in un preciso momento, come uno scatto fotografico. “Ghost Town” lo fece in modo brillante, il pezzo uscì il 20 giugno 1981 e rimase al numero uno per tre settimane.

[captionpix imgsrc=”http://www.fourticino.ch/wp-content/uploads/2015/01/Schermata-2015-02-19-alle-18.54.05.png” captiontext=”Un logo della 2Tone Records” align=”right” width=”104″ height=”131″]

Questa città sta diventando una città fantasma; perché i giovani combattono contro se stessi? Il governo lascia la gioventù a terra”. Gli Specials durano due anni, incidendo una coppia di dischi favolosi ; il primo “The Specials” e di seguito “More Specials”, il terzo album “The Specials Aka in the Studio” presenta una formazione fortemente diversificata ed è da considerare un disco a parte. Il gruppo si scioglie definitivamente a causa dei soliti problemi che investono le bands troppo giovani e diventate troppo famose all’improvviso. I singoli membri intraprendono carriere soliste con fortune alterne, ma si ripresentano 28 anni dopo per una insperata ed attesissima reunion, in cui si riforma la line-up originale tranne il tastierista Jerry Dammers. Nel 2009 partecipano ad una serata televisiva del celeberrimo “Later with Jools Holland”, ed il sardonico Jools pone loro subito un tagliente quesito: “Quando raggiungeste il successo negli anni Ottanta c’era una recessione. Ora tornate insieme e c’è una recessione. Pensate sia colpa vostra?”. La band però non si scompone rispondendo con una performance memorabile. Ancora una volta gli Specials sono la colonna sonora di un’epoca disperata. L’erosione del credito, la perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro in Inghilterra e nel resto del continente europeo rendono “Ghost Town” una canzone ancora una volta di enorme potenza. Nell’aprile del 2009 la band inizia un tour inglese chiamato tour del Trentesimo anniversario, provocando un’ondata di grande emozione tra i nuovi e i vecchi fans; Lynval, il chitarrista ritmico della band, vide un quarantacinquenne colpire ripetutamente un muro urlando “Perché c’è voluto tanto?”. Il Guardian recensì il concerto sostenedo che i brani degli Specials fossero ancora terribilmente attuali.

Prendendo qualsiasi canzone della loro serie di hit consecutive dal 1979 al 1981 abbiamo un commento tuttora valido sul 2009 inglese, dall’alcolismo (Stereotype) alle gravidanze adolescenziali (Too Much Too Young) fino agli accoltellamenti (Why ?). Non un’orgia della nostalgia quindi, gli Specials parlano ancora adesso al cuore della gente”.

Nell’infinito tour di riconciliazione, tra loro e con il loro sterminato pubblico, la band fa finalmente tappa in Italia il 22 settembre del 2011 a Milano, in un Alcatraz esaurito e ribollente di passione, e dove tutti, ma proprio tutti, anche i più giovanissimi, cantano in coro alla perfezione ogni canzone, creando un feeling tra palco e platea mai visto dal sottoscritto in 35 anni di concerti. Due ore di pura energia e di amore assoluto per una band che è, e sarà sempre, saldamente nel cuore di chi crede che la vera musica non ci lasci mai soli.

[captionpix imgsrc=”http://www.fourticino.ch/wp-content/uploads/2015/01/Schermata-2015-02-19-alle-18.54.17.png” captiontext=”Copertina del primo disco dei Madness” align=”right” width=”336″ height=”338″]

Concludo il nostro piccolo viaggio nello ska, andando alle radici della musica giamaicana, in un periodo storico in cui la Giamaica non era nemmeno indipendente: siamo nella metà degli anni cinquanta e nei dintorni di Kingston un ragazzo di nome Lester Sterling decide di entrare in una band chiamata Skatalites. Quando scrivo queste righe sono ancora carico di adrenalina, ricordando l’otto agosto scorso, ed il motivo è che gli Skatalites hanno suonato proprio quella sera a Milano, e voi non ci crederete, Lester Sterling, classe 1936,era ancora sul palco a capitanare la band,unico sopravvissuto della line-up originale, che nell’età dell’oro, tra le sue fila contava nomi seminali della musica giamaicana come Tommy Mc Cook e Jackie Miltoo. Sul palco con gli Skatalites anche un’altra leggenda, Doreen Shaffer, altra colonna portante della musica giamaicana, che ci ha confidato, dopo il concerto: “abbiamo una certa età, ma grazie all’amore per la musica e all’entusiasmo del pubblico, la stanchezza è l’ultima cosa che sentiamo”. Vi posso garantire che l’entusiasmo del pubblico, quella sera, ha toccato le stelle, grazie ad una performance tutta tecnica e cuore, due ore di grandi vibrazioni.

Paradossalmente, lo ska ed il reggae, continuano a deliziare le giornate e le notti di milioni di appassionati in ogni angolo nel mondo, ma nella mitica Giamaica, ora purtroppo, la musica che va per la maggiore, è la dance hall, violenta, sporca, digitale. Il più gettonato è Vybz Kartel, che domina la scena da anni, con la voce distorta dal computer, il cantante narra di gangster, ghetti e pornografia, e si trova addirittura in galera con l’accusa di omicidio. “Il problema della musica giamaicana è che in questo periodo il livello artistico non è molto alto” afferma Chris Blackwell, 74 anni, che nel 1959 ha fondato la gloriosa etichetta discografica Island, incidendo i primi album di ska e reggae della storia, diventando nel 1972 produttore di Bob Marley, dando impulso alla sua trasformazione, da idolo locale a superstar globale. Insomma se in Giamaica non ne vogliono più sapere, ci pensiamo noi, milioni e milioni di fans affezionati al ritmo in levare, e pensateci anche voi, cari amici di FourTicino, casomai la vostra discoteca fosse sguarnita alla voce Ska/sound of Giamaica, lasciatevi travolgere dal ritmo.

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