logo FourTicino
UBS: Leadership globale e obiettivo Ticino UBS: Leadership globale e obiettivo Ticino
Mercati, scenari, tecnologia e Coronavirus nell’intervista al direttore regionale Luca Pedrotti. A cura di Gian Luigi Trucco. Una “tempesta perfetta” causata dall’emergenza globale del... UBS: Leadership globale e obiettivo Ticino

Mercati, scenari, tecnologia e Coronavirus nell’intervista al direttore regionale Luca Pedrotti.

A cura di Gian Luigi Trucco.

Una “tempesta perfetta” causata dall’emergenza globale del Coronavirus giunta in uno scenario New Normal incerto, legato anche alla spaccatura in seno all’OPEC Plus su nuovi tagli alla produzione di greggio, ha scosso i mercati e causato profondi impatti economici. Alle correzioni sono seguiti recuperi, favoriti dalle iniziative monetarie e fiscali delle banche centrali e dei governi. Su questo quadro, peraltro già interessato da profonde trasformazioni normative, strutturali e tecnologiche, abbiamo rivolto alcune domande a Luca Pedrotti (nella foto), Direttore Regionale di UBS Ticino.

Partiamo dall’attualità: quali sono le reazioni della clientela di fronte al nuovo scenario internazionale e, di conseguenza, quale atteggiamento viene adottato dai consulenti alla clientela?

I mercati hanno vissuto momenti di forte volatilità all’inizio della pandemia, alimentata anche da fenomeni tecnici, quali gli algoritmi che hanno venduto azioni in misura massiccia. È seguita una notevole ripresa negli scorsi mesi, coadiuvata da robuste misure di supporto a livello di politica fiscale e monetaria. Gli operatori scontano ora uno scenario di ripresa macroeconomica globale. Tuttavia, le incertezze legate allo sviluppo del Coronavirus e i rischi di natura politica ed economica sono ancora presenti. Per questa ragione siamo impegnati ad analizzare quotidianamente gli andamenti dei mercati e gli scenari economici con i nostri 900 analisti a livello globale. Grazie a queste analisi cerchiamo di condurre i clienti attraverso ogni fase del mercato, anche quelle più critiche, per cogliere le opportunità che si schiudono, contenere l’emotività nei momenti più difficili e mettere a disposizione dei consulenti alla clientela gli strumenti più idonei per offrire la consulenza più puntuale ed esaustiva possibile.

UBS è leader a livello globale: le reazioni della clientela sono uguali nelle diverse aree geografiche oppure no?

Le reazioni della clientela sono sostanzialmente omogenee a livello globale, anche se esistono alcune differenze nella propensione al rischio, solitamente più elevata in Asia e negli Stati Uniti ed orientata a cogliere in maniera più dinamiche le opportunità del momento, rispetto all’Europa, ove la strategia appare più orientata alla protezione e conservazione del patrimonio. Ciò è evidenziato anche dai diversi volumi delle transazioni per le diverse aree. Il cliente europeo è sovente anche più emotivo rispetto ai suoi omologhi, e questi aspetti emozionali vanno gestiti, come quelli legati al “timing” perfetto per entrare od uscire dai mercati o quelli in cui i livelli di incertezza raggiungono i minimi. Una “mission impossible” che pure viene sempre tentata. A livello di risposta delle istituzioni alla crisi abbiamo assistito ad interventi di politica fiscale e monetaria ingenti e tempestivi, ma ancora una volta più immediati negli Stati Uniti ed in Cina, ove le banche centrali si sono mostrate più reattive, rispetto all’Europa.

Alcuni anni fa Bill Gates affermò provocatoriamente che avremmo avuto sempre bisogno dei servizi bancari ma meno delle banche. Esiste effettivamente il rischio della disintermediazione, fra piattaforme di trading, traffico dei pagamenti e nuovi crediti, fai da te e Blockchain?

Il livello di disintermediazione è diventato indubbiamente più elevato, ma non dobbiamo dimenticare che le transazioni disintermediate costituiscono mediamente circa il 5% degli utili di una banca, così da risultare irrilevanti, per cui l’utile derivante dal business tradizionale non è messo a repentaglio. Peraltro la banca, già oggi ma ancor più in futuro, opererà con metodi e strumenti sempre più tecnologici e digitali, le applicazioni si succedono e si espandono, raccogliendo il consenso di una fascia sempre più ampia della clientela. Il recente lockdown ha accentuato questa tendenza, che oltretutto permette alla banca di ottenere enormi economie di scala e di fidelizzare il cliente, anche se in modo diverso rispetto al passato. La stessa tecnologia che avanza è in grado di rispondere ai problemi di privacy e di sicurezza che si manifestano. Ma vi sono poi i segmenti di clientela, nel Wealth Management come in altri settori, per i quali il contatto personale e i canali tradizionali rimangono essenziali, tanto più quando vadano prese decisioni complesse.

I tassi a zero o negativi sono una soluzione o una fonte di problemi per gli investitori, siano essi privati o istituzionali, oltre che ovviamente per le stesse banche? Peraltro sembra che i mercati stiano scontando la preoccupante esplosione del debito pubblico e corporate a livello di “variabile indipendente”. Cosa ne pensa?

Il buon andamento delle Borse e molti dati economici negativi, seppur meno di quanto si temesse, sono un’apparente contraddizione. Come sempre i mercati anticipano la ripresa e stanno scommettendo su di un forte recupero nel 2021, sulla spinta di politiche fiscali e monetarie senza precedenti. Un rally che ha stupito molti operatori per la sua intensità e rapidità. Il rovescio della medaglia degli stimoli fiscali è che i debiti pubblici salgono in modo rilevante. Questo comporterà tassi d’interesse eccezionalmente bassi ancora a lungo per renderli sostenibili, un po’ come avviene da anni nell’esperienza giapponese, anche se il modello nipponico è diverso per struttura e potenziale del risparmio privato. A loro volta, tassi più bassi implicano un maggior flusso di capitali verso il mercato azionario per la mancanza di alternative d’investimento in ambito obbligazionario. D’altro canto non possiamo neppure dire, in modo indiscriminato, che le azioni siano particolarmente care. Vi sono differenziazioni importanti fra i vari settori economici. Tecnologia, farmaceutica e alimentare non solo non hanno sofferto nella fase critica, ma ne hanno per certi versi beneficiato. La combinazione di questi fattori spiega il buon andamento delle Borse.

I valori azionari, dopo il ridimensionamento con l’avvento della pandemia, si sono ripresi in modo deciso. Qual è la situazione nel settore immobiliare? Vi è un rischio di bolla?

Non vediamo un rischio di bolla nel settore immobiliare svizzero. I prezzi degli immobili di proprietà appaiono in aumento e non mostrano segni di correzione. I bassi tassi d’interesse continuano a supportare la sostenibilità del debito, consentendo ai proprietari di far fronte ai pagamenti dei mutui. Vi è una maggiore pressione nel settore immobiliare ad uso uffici, dove continua il calo degli affitti a causa della minore domanda e del continuo aumento dell’offerta. Per quanto riguarda i fondi immobiliari, essi sono stati maggiormente impattati dal Coronavirus rispetto al mercato diretto, anche a causa delle loro elevate valutazioni di inizio anno, e non hanno recuperato appieno le perdite subite durante la fase di correzione a marzo. Ciò vale anche per il comparto azionario immobiliare che ha registrato una maggiore correzione rispetto ai fondi.

A livello europeo il settore riflette una situazione simile a quella svizzera. Il comparto residenziale è più stabile mentre il segmento delle abitazioni di lusso appare sotto pressione vista la diminuita accessibilità. All’interno del settore commerciale appaiono soprattutto gli spazi dedicati alla vendita al dettaglio quelli destinati a soffrire maggiormente.

Nel nuovo quadro normativo globale, fra OCSE, GAFI, G20, il Wealth Management svizzero gode ancora di vantaggi competitivi. Quali sono i segmenti di clientela che attrae maggiormente?

Il Wealth Management svizzero continua ad attrarre tutti i segmenti di clientela privata, in particolare nei settori High e Ultra-High-Net-Worth, in virtù della capacità di offrire una vasta gamma di servizi altamente sofisticati, in grado di soddisfare le esigenze di una clientela dai molteplici interessi economici. Oltre alle competenze strettamente bancarie, il Wealth Management svizzero beneficia della forte solidità del quadro politico e istituzionale, così come di un tessuto imprenditoriale competitivo e innovativo.

La situazione critica in Italia ha riproposto l’interesse per una diversificazione internazionale dei patrimoni e un rinnovato appeal per la piazza finanziaria ticinese. Si parla di una possibile riproposizione di una sorta di “voluntary disclosure”. Cosa pensa al riguardo?

Il forte impatto economico sull’economia italiana ha suscitato timori di un aumento dell’imposizione fiscale nei confronti dei redditi più elevati e dei patrimoni. La “pace fiscale”, cioè l’ennesimo condono, è stata proposta dalla Lega, oggi all’opposizione, mentre i partiti di governo sono contrari a questa iniziativa. Al momento non vediamo un cambio di indirizzo politico, anche se i temi economici, del lavoro e dell’immigrazione si stanno riproponendo in forma accentuata, dopo la fase dell’emergenza sanitaria. Premesso che, a mio giudizio, per l’economia ticinese, è meglio avere a lungo termine un vicino economicamente forte piuttosto che uno debole, è però altrettanto vero che attraverso i decenni situazioni italiane gravi o critiche hanno favorito la piazza finanziaria ticinese. Oggi, una fascia di clientela italiana si è resa conto positivamente di come la Svizzera abbia affrontato con efficienza la crisi, ad iniziare dal sostegno finanziario ad imprenditori ed operatori commerciali. Vi è poi l’aspetto non trascurabile della sicurezza, che da noi è un valore scontato, ma che per molte famiglie straniere sta diventando importante, portando a nuove richieste di residenza, non solo dall’Italia, ma anche dal Nord Europa. Molte aziende svizzere nacquero proprio negli anni ’70 e ’80 ad opera di imprenditori italiani alla ricerca di maggiore stabilità nel nostro Paese. Oggi la situazione è in parte diversa ma la crisi economica in cui versa l’Italia è evidente, così come una certa stigmatizzazione socio-politica nei confronti della “ricchezza”, un fenomeno probabilmente destinato a crescere. Il Ticino è in condizioni quanto mai favorevoli per offrire stabilità e sicurezza, servono però una serie di incentivi in grado di attrarre altre imprese di qualità. 

Ritiene che il nuovo Top Management, dopo l’uscita del CEO Sergio Ermotti, possa generare qualche mutamento?

In ogni azienda un nuovo CEO porta sempre delle novità, e siamo curiosi di scoprire quali saranno quelle di Ralph Hamers.

Photo: Luca Pedrotti

Questo sito utilizza cookie di profilazione, anche di terze parti, per inviarvi messaggi pubblicitari mirati e servizi in linea con le vostre preferenze. Se volete saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consultate la pagina “Cookie Policy”. Il consenso può essere espresso cliccando sul tasto OK.